Storia

Nilde Iotti, se Libero fa incazzare e la Rai no

Una mancata opportunità di Public History

Avete visto Storia di Nilde?

In quanti siete incazzati?

Dunque, procediamo con ordine.

Ieri mattina giovedì 5 dicembre, a pagina 8 di Libero (si quel giornale là) viene pubblicato un articolo a firma di Giorgio Carbone. Tutti si indignano. Qui di seguito c’è il pezzo incriminato.

Ovviamente, mi direte “Che fai, ti basi su uno stralcio?”. Bèh no, ho letto il resto del pezzo e posso garantirvi che fa schifo, insomma è un tipico pezzo denigratorio di Libero (altre volte ce ne sono di pregevoli, uno o due al mese).

Si può immaginare come siano scattate subito le ire delle persone rispettose, tolleranti e di buon senso. Aggiungerei, anche che abbiano un minimo di conoscenza della Storia d’Italia.

Quelle stesse persone, però, il giorno seguente la trasmissione del docufilm si sono divise in due: coloro che continuavano a gridare “Libero Merda!” e coloro che di fronte alla produzione della RAI Radio Televisione Italiana hanno provato sconforto, schifo e sgomento. Siccome appartengo a quest’ultimo gruppo vi spiego il perché.

Questo grafico rappresenta il minutaggio del film: tempo di riproduzione totale 90 minuti.

Dai colori potete già comprendere che il tempo dedicato alla love story Palmiro-Nilde ricopre la maggior parte della trama. Togliatti muore e si incentra tutto sulla figura di Nilde Iotti. Solo 30 minuti su 90. E il titolo per di più è Storia di Nilde come se l’amore con Togliatti fosse la Storia di Nilde, ma mi dispiace non è così. Non è necessario entrare nei dettagli dell’attività politica (che sarebbe anche il caso di fare per un docufilm) comunque questo grafico già ci mostra due informazioni in più.

Inoltre, dopo il gran rifiuto di Pietro Ingrao a proseguire l’attività di Presidente della Camera (sarebbe stato rieletto tranquillamente), la allora Deputata Nilde Iotti fu scelta da DC e PCI come simbolo di una progressiva politica di distensione reciproca.

Finita la love story con Togliatti, scatta il tipico evento turning point che fa cambiare il passo alla narrazione. In questo caso è una frase e a pronunciarla è un UOMO, è il giovane Enrico Berlinguer: “Nilde, tu hai le spalle grandi”.

Perfetto, un uomo che investe una donna con il suo bene placido. Comunque, se la frase sia stata pronunciata realmente da Berlinguer non doveva suonare così maschilista. Si tratta pur sempre di Enrico Berlinguer, orsù.

Nota positiva del film, ovviamente un parere personale, è stato ascoltare Emanuele Macaluso e vederlo commuoversi al ricordo di Togliatti.

Anna Foglietta non si commenta, è brava, punto. Brava nel reinterpretare il tono di voce chiaro, preciso e pacato tipico di Nilde Iotti.

Detto ciò. Mi pare fin troppo grave la mancanza di ampiezza nel trattare la figura di una politica cardine della Storia del ‘900 italiano. È ancora più grave se a farlo è una produzione del servizio televisivo pubblico italiano.

Diverse fiction, mini serie e docufilm Rai hanno raccontato l’Italia agli italiani, ma questa volta il racconto della Storia di Nilde è stato avvilente, in parte noioso e deludente.

Insomma, in un periodo dove la Storia viene relegata nelle università. Cancellata dagli esami di maturità (ora riproposta). Forse non era il caso di produrre uno sceneggiato amoroso invece che un biopic sulla Iotti.

Soprattutto nel momento in cui, la disciplina della Public History si sta diffondendo su un piano internazionale e nazionale si presenta l’opportunità di ragionare in modo maturo sul racconto delle vicende storiche, dato che, gli esperti in questo campo, sono “figure ibride” (storico-sceneggiatore, storico-regista, storico-web developer, ecc.) che sanno combinare il racconto storico e l’uso del mezzo con il quale si intende sviluppare e diffondere il racconto storico.