Data-driven History. Internet of things, big data and semantic web, nuove fonti che cambiano la ricerca storica e umanistica.
Una nuova metodologia.

Abstract

Il semantic web, l’uso crescente dell’Internet of Thing (soprattutto nella smart city), wearable smart device hanno generato una crescente datizzazione delle informazioni umane. Movimenti, azioni, preferenze dell’essere umano contemporaneo sono ora tradotte in simple data o big data.

La ricerca storica e umanistica non può ignorare questo nuovo tipo di fonti. Qualcuno sostiene che “Correlation is enough”. Ora la data-driven history ha un approccio cliometrico e predittivo. Questa ricerca vuole indicare un nuovo tipo di approccio che sposti il concetto di data-driven history da un punto di vista quantitativo verso uno qualitativo.

Una volta assunto che tutti questi dati siano fonti primarie, abbiamo bisogno di una nuova metodologia per interrogare questi tipi di fonti. La soluzione sono algoritmi arricchiti dalle nozioni di ricerca qualitativa. Per raggiungere questo obiettivo, lo storico deve acquisire nuove competenze informatiche, come le conoscenze della programmazione.

Partendo da una ricerca per il Dipartimento umanistico dell’Università di Roma, vorrei provare a rispondere ad alcune domande. Perché una data-driven history? Quali nuove opportunità potrebbe avere la ricerca storica contemporanea? Chi è il data-driven historian?

Parole chiavi

data-driven history; sources; big data; algorithm; methodology.

LE CONFERENZE SULLA DATA DRIVEN HISTORY