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Giornata mondiale dell’ambiente 2020

Il tema scelto per il 2020 è la biodiversità. Cosa fa l’Unione Europea? Come monitora la varietà biologica?

Una versione live de Gli Uccelli del 2006, più danzereccia e con la voce di Alice

Oggi, 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente, il #WorldEnvironmentDay. La giornata è stata istituita nel primo giorno della Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano tenutasi nel 1972 e dal 1974, ogni anno, la conferenza ha un suo paese ospitante e un tema inedito. Nel 2020, la conferenza è ospitata dalla Colombia in collaborazione con la Germania e il tema scelto per questa edizione è la biodiversità.

L’importanza della biodiversità

La biodiversità è il numero e la varietà di piante, animali, organismi viventi, compresi gli esseri umani, che abitano la Terra. Questi esseri viventi sono interconnessi tra loro e gli esseri umani sono la specie più dipendente da queste connessioni. Basti pensare che la natura fornisce un servizio continuo per l’uomo (lasciatemi passare il paragone utilitarista), tra i quali:

il riciclo della CO2 delle piante che trasformano l’anidride carbonica in ossigeno

il contenimento della co2 nei mari che se troppo alta “brucia” la barriera corallina

la purificazione naturale delle acque

la fertilizzazione naturale del terreno

il contenimento della diffusione di malattie

Ovviamente, non c’è bisogno di dover pensare egoisticamente al servizio che la natura fornisce all’essere umano per rispettare un bene comune sul quale l’uomo si è evoluto solo poche migliaia di anni fa. Eppure, la biodiversità viene messa in pericolo ogni giorno da ormai non si sa quanti decenni, è incalcolabile. I fattori che più incidono sono:

il cambiamento climatico

la deforestazione e lo sfruttamento del suolo

specie invasive e non autoctone

inquinamento

L’importanza degli uccelli

Perché gli uccelli sono importanti per il controllo della biodiversità?

L’unione europea ha attivo un protocollo che si chiama Birds Directive secondo l’articolo 12 ogni stato membro è obbligato a comunicare lo stato di salute della fauna avicola (gli uccelli insomma). L’obbligo deriva dalla scelta di monitorare i volatili come indicatori di diversità ed integrità degli ecosistemi. Sono una specie che migra, oltre la stagionalità, ogni qual volta che l’habitat inizialmente scelto cambia o viene alterato. Gli uccelli sono onnivori, quindi necessitano della prossimità di insetti, piante o altri animali; e più di altri sono connessi con l’habitat circostante (acqua incontaminata, terreno fertile, flora). Insomma, se cambia l’habitat o non si riproducono e quindi scompaiono oppure cambiano luogo in cerca di un altro più vivibile.

Quindi qual è la situazione nei confini dell’Unione Europea? Non buona, ma gli interventi di tutela ambientale hanno i loro effetti.

Lo studio, commissionato dall’Ue, coinvolge diversi enti del settore (trovate il dettaglio nella fonte della trend line). L’indice ha come quota 100 l’anno 200 e l’osservazione parte dal 1990 fino all’ultima rilevazione disponibile del 2018.

Le common farmland species, cioè gli uccelli che crescono in ambienti agricoli o di silvicoltura, sono passati da un indice 118 del 1990 all’82,48 del 2018. È la categoria che ha risentito della più alta perdita di specie avicoli dovuto all’impiego massiccio di pesticidi e fertilizzanti e lo sfruttamento intensivo della terra agricola.

Invece, i valori dei common forest species ci fanno ben sperare e ci suggeriscono che, intervenendo nella protezione ambientale, i benefici si ottengono. Perciò questa deve essere la strada da percorrere.

La biodiversità e il progetto Natura 2000

A proposito di strada da percorrere. Per tutelare la biodiversità e proteggere l’ambiente, l’Ue ha lanciato il progetto Natura 2000, regolamentato dalle Nature Directives che comprende la Birds Directive e la Habitat Directive. Natura 2000 è il progetto di protezione ambientale più importante al mondo con ben 27.000 luoghi e circa 764.000 km2 di estensione sulla terra femra.

Le aree protette marine, invece, si estendono per 440.000 km2 nel 2019, con un aumento sul 2018 del 5% e sul 2013 del 150%.

Ecco, già solo queste informazioni rispondono alla domanda “Cosa fa per noi l’Europa?”.